[ubuntu-it] Un po di verità nascoste ......

Lorenzo aka balooit balooit a gmail.com
Ven 22 Giu 2007 15:35:46 BST


Finalmente un'articolo interessante sulla carta stampata
:-D

Ciao
balooit



http://www.repubblica.it/2005/i/sezioni/scienza_e_tecnologia/software/linux-personaggi/linux-personaggi.html
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Le storie di personaggi che hanno fatto la storia dell'open source
Che hanno lanciato Linux nell'olimpo dell'informatica. Contro i potenti

Torvalds e Shuttleworth, anti-divi
"Migliorarsi con l'aiuto degli altri"

di FRANCESCO CACCAVELLA

LA STORIA di Linux non è il racconto di un sistema informatico
scandito dalla pubblicazione di nuove versioni. E' la storia di un
grande progetto cooperativo scritta dagli uomini che lo hanno creato e
dalle loro passioni. Passioni per un'idea, per un progetto o per un
modo di vivere. C'è molta informatica e c'è molta tecnologia, ma ciò
che ha permesso a un sistema che continua ad essere sviluppato per
hobby di diventare l'incubo delle più grandi aziende di software e
l'icona di "un altro modo" di scrivere software è stata la forza di
personalità fuori dal comune che, prima di essere grandi
programmatori, sono stati grandi uomini con grandi storie da
raccontare.

Linus Benedict Torvalds, l'inventore del sistema operativo Linux, è
una persona schiva e poco incline alle manifestazioni pubbliche. Mai
lo vedrete agitarsi su un palco vestito da mimo a descrivere
l'ennesima invenzione che cambierà il mondo e mai incontrerete a
qualche affollatissimo incontro a spiegare la storia contemporanea
scandita in "decadi" tecnologiche. A differenza di Steve Jobs e Bill
Gates, Torvalds si trova più a suo agio nelle mailing list o nei
gruppi di discussione, i vecchi luoghi di confronto dove geek e nerd
si scontrano quotidianamente sui più disparati temi. Su uno strumento
del genere che, quasi sedici anni, annunciò l'inizio dell'avventura di
Linux: "Sto scrivendo un sistema operativo gratuito, ma solo per hobby
..." qualche giorno dopo regalò a tutti il proprio programma ,
chiedendo a chiunque di usarlo e, se volevano, di segnalare errori e
suggerire miglioramenti.

Dopo tre lustri il suo sistema operativo è diffuso in computer,
telefonini, lettori multimediali, bancomat, automobili e rappresenta
una dei maggiori pericoli per Microsoft. Il giovane finlandese, lo ha
consacrato la rivista Time, si è ritagliato un posto fra gli eroi che
negli ultimi 60 anni hanno "cambiato il mondo in meglio", messo
accanto a Gorbaciov, Falcone, Mandela.

"Io sono nato tra una marcia di protesta e un'occupazione
universitaria", dirà nella sua autobiografia. Il padre, giornalista e
attivista iscritto al partito comunista, vorrebbe che Linus si
avviasse al suo stesso mestiere. Non avrà fortuna. A undici anni il
futuro padre di Linux mette le mani su un computer della Commodore, il
Vic-20, e comincia a sperimentare l'entusiasmo della programmazione.
Compra libri di informatica, crea e ricrea programmi, li scrive e li
riscrive giorno dopo giorno. Per Linus la programmazione è un
"esercizio di creatività": non scrive programmi per risolvere un
problema, ma per sperimentare possibilità di creazione infinite. "Se
sei un bravo programmatore - arriverà a dire - puoi essere un dio su
piccola scala".

È proprio da questa tensione creativa che nasce Linux. Quando un
giorno decide che i sistemi operativi sui quali lavora sono obsoleti e
costosi, il giovane studente all'Università di Helsinki non ha in
mente di introdurre una rivoluzione etica nel mondo della
programmazione. Ha solo in mente di programmare il migliore sistema
operativo che si potesse immaginare. E per farlo ha bisogno dell'aiuto
degli altri. Il 17 settembre del 1991 pubblica online la prima
versione del suo lavoro chiedendo al mondo di aiutarlo. Il nome della
cartella da cui gli utenti potevano prelevare il sistema si sarebbe
dovuta chiamare Freax, ma il gestore del sito che ospitava il
programma di Torvalds la rinominò, storpiando il nome del creatore con
la x di Unix, in Linux.

Torvalds non voleva vendere il suo sistema operativo e a questa
decisione rimase fedele per sempre. Grazie alle sue competenze nel
1997 fu assunto dall'azienda americana Transmeta per la progettazione
di un processore a basso consumo, rivelatosi poi un crudo fallimento.
Oggi Torvalds si è assicurato una buona rendita grazie alle azioni che
alcune aziende legate al mondo open source gli hanno donato per il suo
lavoro e viene "sponsorizzato" dalla Linux Foundation che gli
garantisce l'indipendenza a tempo pieno nello sviluppo di Linux.

Niente soldi, ma bisognava proteggere il lavoro da eventuali
approfittatori. Linus voleva sia che gli fosse riconosciuta la
paternità del lavoro sia che chiunque fosse libero di usarlo e
modificarlo per migliorarne il codice e per suggerirne modifiche. Nel
gennaio 1992, quando gli utenti di Linux erano già diverse centinaia,
al sistema operativo fu allegata la licenza GPL (General Public
Licenze, 'licenza pubblica generica'): chiunque poteva usare il codice
con cui è stato scritto Linux, modificarlo e ridistribuirlo a
piacimento. È però obbligato, ed è qui la portata rivoluzionaria della
GPL, a rilasciare con la stessa licenza qualsiasi nuova creazione.

La licenza GPL era allora la principale applicazione pratica del
copyleft, un concetto tenacemente perseguito da un eccentrico e
appassionato programmatore newyorkese laureato ad Harvard di nome
Richard Matthew Stallman, più conosciuto in rete come RMS. RMS ha 16
anni più di Torvalds e viene da un'altra generazione, più intrisa di
tensioni libertarie maturate dai movimenti americani degli anni
Sessanta. Allora le implicazioni commerciali dell'industria del
software erano pressoché nulle e nei laboratori si condivideva
software come oggi si condividono le ricerche all'interno di un
dipartimento di una qualsiasi università. Quando ricercatori e
studenti cominciarono a 'chiudere' i propri programmi per rivenderli
Stallman decise che quel mondo non faceva più per lui. Il suo gran
rifiuto è quasi un racconto mitico: un giorno dei primi anni '80 la
Xerox rifiutò di concedere il codice per modificare il software con
cui funzionavano le stampanti del laboratorio in cui Stallman
lavorava. Il programmatore si sentì tradito. Affrontò chi possedeva
quei codici e, come usa ricordare, gli puntò il dito contro dicendogli
"Ci hai tradito, non soltanto hai tradito tutti noi, ma anche te!".
Dopo tre anni da quell'episodio Stallman fondò la Free Software
Foundation, l'istituzione che divenne il centro di raccolta ideologia
e tecnologica dei software liberi e la principale spina nel fianco
della proprietà intellettuale nell'era della telematica.

Stallman è la vera e propria anima idealista del movimento del
software libero. Torvalds lo chiama "il grande filosofo" e non perde
occasione per differenziarsi dal suo impeto ideologico ma non senza
riconoscere che difficilmente Linux sarebbe potuto diventare quello
che è oggi senza la sua opera. Stallman non solo ha posto le
fondamenta legali e ideologiche del movimento che è alla base dello
sviluppo di Linux, ma molto software usato da Torvalds nello sviluppo
del suo sistema è stato sviluppato in seno ad un progetto, chiamato
GNU, della Free Software Foundation. Ma le differenze tra i due sono
nette: il finlandese voleva creare il miglior sistema operativo sul
mercato, l'americano pensava di a qualcosa di più importante. "La
libertà di collaborare con gli altri - disse RMS in una conferenza - è
importante per avere una buona società in cui vivere e questo per me è
molto più importante di avere un software potente e affidabile".

Se Torvalds è il grande programmatore e Stallman il grande filosofo,
Mark Shuttleworth è il mecenate, e forse anche qualcosa in più. Il
nome del programmatore e imprenditore di Welkom (Sud Africa) entra nei
circoli dei nuovi imprenditori quando, nel 1999 a soli 26 anni, e poco
prima del crollo della new economy, vende l'internet company fondata
quattro anni prima al colosso americano Verisign per 575 milioni di
dollari. 20 milioni di dollari finiscono nel suo sogno di viaggiare
nello spazio con la Soyuz, secondo 'turista' di sempre, mentre il
resto viene invece usato per creare aziende che a vario titolo
finanziano sia lo sviluppo di Linux e del software libero sia il
sistema educativo e imprenditoriale sudafricano. Le due esperienze non
sono in contraddizione: "Quando avete assaporato il volo - scrive sul
suo blog prendendo a prestito la frase da Leonardo Da Vinci -
camminerete sempre con gli occhi rivolti verso il cielo".

Rivolgere gli occhi al cielo significa inseguire un sogno, quello di
esportare dall'Occidente cultura e conoscenza in Africa. Shuttleworth
ha finanziato l'apertura della sede europea della Electronic Frontier
Foundation, l'associazione no profit che difende i diritti di
copyright e privacy nell'era dell'elettronica; ha fatto installare in
varie città sudafricane chioschi elettronici (Freedom Toaster, 'il
tostapane della libertà') che distribuisce gratuitamente Cd pieni di
software, libri e musica; sponsorizza l'apertura di Internet Café da
cui è possibile collegarsi al web senza spendere un soldo; quando può
distribuisce fondi e capitali in progetti di software libero e,
soprattutto, si impegna nella diffusione della cultura scientifica
nelle scuole del suo paese.

In questo personaggio, quasi un alter ego di Bill Gates ma al
contrario, esigenze imprenditoriali, sociali e tecnologiche si
intrecciano inestricabilmente. Usare software gratuito, come lo è
Linux, significa finanziare a costo zero lo sviluppo informatico delle
nazioni emergenti; usare software a codice aperto significa
velocizzare la diffusione delle conoscenze tecnologiche soprattutto là
dove esse sono meno solide. Shuttleworth è pragmatico, lontano sia
dalla nicchia da geek in cui si è rifugiato il ben più timido Torvalds
sia dalla patina di sacralità ideologica con cui ama vestirsi
Stallman. "La sfida reale - ha scritto sul suo blog - è portare il
software libero nel mercato di massa, ai vostri nonni, ai vostri
nipoti e ai vostri amici".

Ubuntu è la principale creazione di Shuttleworth. Nata nel 2004 ha
riscosso tanti e tali riconoscimenti da farne in meno di due anni la
distribuzione Linux più nota al mondo, apprezzata sia da esperti
consumati sia da novizi. Facile da usare come Windows, è, a differenza
di Windows, gratuita e libera. Vantaggi che ne hanno favorito
l'adozione al di là della ristretta cerchia di appassionati. Il
Parlamento francese, per dirne una, ha deciso di dotare dal prossimo
luglio i propri deputati e i loro assistenti con oltre mille computer
che, al posto di Vista e Office, saranno equipaggiati con Ubuntu e il
gratuito e open source OpenOffice.

È un grande successo, ma l'obiettivo di Shuttleworth è ben più
presuntuoso. Con Ubuntu, come ha scritto sul suo sito, vuole
"correggere" il principale problema dell'industria dei Pc: la
predominanza del software non libero, che frena l'innovazione, limita
l'accesso a una piccola porzione del mondo e impedisce ai
programmatori di esprimersi alle maggiori potenzialità. Un idea
ambiziosa ma per Shuttleworth, abituato a camminare con gli occhi
rivolti al cielo, sembra quasi a portata di mano.

(21 aprile 2007)



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