[ubuntu-it] Ubuntu e la Unix Way

Davide Depau david.dep.1996 a gmail.com
Mar 9 Ott 2012 19:29:53 UTC


Il giorno 09 ottobre 2012 20:40, Domenico <domenico.tarricone a alice.it> ha
scritto:
> Buona sera  a tutti,
>
> con la presente vorrei esporre una mia preoccupazione e  dare un mio
modesto contributo.
>
> Ad agosto di quest’anno ho comprato il libro “Linux Ubuntu 10.10” scritto
da Flavia Weisghezzi e Luca Ferretti ed, anche se questo fotografa la
situazione “10.10”, è pur sempre un ottimo manuale, che mi ha fatto venire
la voglia di provare ed installare Ubuntu 12.04, cosa che ho puntualmente
fatto.
>
> Dopo l’iniziale e prevedibile entusiasmo ( un pc pronto e funzionante in
poco più di un’ora, contro circa un giorno con Windows ), ho cominciato a
trovare le prime difficoltà.
>
> Come suggerito nel libro, per due casi distinti, mi sono rivolto, via
mail, alla comunità per chiedere supporto e, cosa che mi ha stupito,
nell’arco della giornata, ho ricevuto una decina di risposte da alcuni
volenterosi che, in tal modo,  mi hanno permesso di risolvere i  miei
piccoli problemi.
>
> Questo nel pieno rispetto della definizione di Ubuntu : Umanità verso gli
altri !
>
> Tuttavia,  e vengo al dunque, in molte delle risposte che ho ricevuto, la
soluzione indicava sempre  di digitare una serie di comandi nel terminale (
la famosa Unix Way).
>
> Ora, leggendo il libro di cui sopra,  risulta che il filo conduttore
dello stesso è: Ubuntu per tutti.
>
> Scendo nel concreto: ho avuto problemi col swBrasero.   Iniziavo la
procedura e mi apparivano messaggi che mi dicevano che mancavano dei codec.
>
> Ora mi chiedo,  se Brasero è il programma predefinito di Ubuntu per la
masterizzazione, uno si aspetta che sia stabile e non dia problemi, specie
con la release 12.04 (LTS).
>
> E’ vero che molti dei codec non sono open source, tuttavia Brasero
dovrebbe averli già installati di default, oppure dovrebbe apparire una
finestra che mi dica “…manca questo…  clicca qui per scaricarlo ed
installarlo…”.
>
> In definitiva ciò che voglio dire è che se volete (se vogliamo ) che
Ubuntu“sia facile e sia per tutti”non bisogna obbligare l’utente ad usare
complicate stringhe di comandi,  per aggiunta in inglese, al fine di
scaricare ed installare applicazioni dal nome astruso.
>
> Nel libro di cui sopra si dice che il terminale è uno strumento molto
potente ( e di questo ne sono convinto ), ma con una curva di apprendimento
molto ripida.
>
> Ciò significa che l’uso del terminale richiede applicazione, volontà,
tempo.
>
> Ecco, il tempo, è proprio quello che,  di norma,  manca.

                      In un periodo in cui gli smartphone ed il mondo Apple
stanno abituando la gente ad avere tutto pronto e confezionato, non è
conveniente chiedere all’utente di usare il terminale per risolvere un
semplice problema.
>
> Guardate Microsoft: anche Windows ha il famoso “prompt dei comandi”, che
usa il vecchio Dos, tuttavia è stato relegato in un angolino del sistema
operativo e viene usato solo raramente per risolvere casi particolari da
persone nostalgiche.
>
> Premetto che io sono l’ultimo arrivato, quindi il mio pensiero conta
poco, tuttavia, da profano, penso che se, veramente, si vuole che Ubuntu
riesca a debellare il “ Bug n° 1 “  e  sia facile e sia per tutti,
bisognerebbe immaginare una scala di misura , tipo l’asse delle ascisse in
un grafico:
>
> -        nella parte sinistra (dove c’è lo zero ) scriviamo “Ubuntu
difficile”
>
> -        nella parte destra ( verso l’infinito ) scriviamo “Ubuntu facile“
>
> -        bene, in questa ipotetica scala, più si userà il terminale e più
si starà a sinistra
>
> -        meno lo si userà e più ci si sposterà verso destra, verso un
 Ubuntu  facile e per tutti.
>
> Mi scuso per questa mia lunga dissertazione, ma  io sono nuovo del vostro
ambiente, e scrivo a voi perché non saprei a chi altro scrivere.
>
> Forse, qualcuno di voi potrà far pervenire questa mia alla comunità degli
sviluppatori, oppure addirittura a qualcuno che conti in Canonical.
>
>
>
> Grazie per il vs interesse.

Il pregio e il difetto di Ubuntu (e di GNU/Linux in generale) è che è fatto
da persone comuni, che hanno un lavoro, passioni e tanti impegni, e che
dedicano il loro tempo in una loro passione, cioè programmare per Linux. È
questo è un pregio, perché i programmi sono open-source, e spesso sono di
qualità migliore, ma è anche un difetto, perché spesso ci vuole molto a
terminare un programma con tutti gli impegni. Io stesso sono programmatore,
e dopo due anni di lavoro non sono ancora riuscito a rilasciare qualcosa di
utilizzabile senza smanettare troppo...
Questa prefazione per dirti che la finestrella che dici tu che ti dice
"manca questo pacchetto, clicca per installarlo" di Brasero non è ancora
pronta: Brasero è un programma che deve funzionare in tutte le
distribuzioni Linux, e ogni distribuzione ha il suo gestore dei pacchetti;
perciò non è semplice creare una finestra che funzioni in tutti gli OS che
installi i pacchetti giusti. Comunque sappi che una cosa del genere esiste
già, e che probabilmente verrà presto aggiunta. In alternativa puoi usare
K3B, che si può definire il programma di masterizzazione più completo e
funzionale per GNU/Linux. Lo trovi nel software center.
Tornando al lato dei codec, c'è altro da dire: ubuntu non può contenere nel
DVD i codec proprietari. Alcuni si possono scaricare in maniera semplice
(al momento dell'installazione selezioni "installa anche il software
proprietario"), altri in maniera meno semplice. Puoi installare una
raccolta di codec restricted, se vuoi: apri il gestore degli aggiornamenti,
scegli "impostazioni". Seleziona tutte le 4 caselle iniziali (se non sono
già selezionate), le due caselle "partner di canonical" nella scheda "altro
software", tutte le 4 caselle nella scheda "aggiornamenti".
Bene, ora chiudi le impostazioni e torna al gestore degli aggiornamenti.
Clicca "verifica", e aspetta che completi l'operazione. Poi apri il
software center, e cerca il "famoso" ubuntu-restricted-extras. È una
raccolta di codec e librerie proprietarie.
Se vuoi avere tutti i codec (ma proprio tutti), apri il famoso terminale, e
incolla tutto questo materiale:


sudo -E wget --output-document=/etc/apt/sources.list.d/medibuntu.list
http://www.medibuntu.org/sources.list.d/$(lsb_release -cs).list &&
sudo apt-get --quiet update && sudo apt-get --yes --quiet
--allow-unauthenticated install medibuntu-keyring
app-install-data-medibuntu apport-hooks-medibuntu w64codecs libdvdcss2
&& sudo apt-get --quiet update


Torniamo invece a quello che tu chiami "Unix Way", il famigerato terminale:
non immaginarlo come uno strumento per complicare la vita ai nuovi utenti,
ma semplicemente un modo più veloce per fare le cose: se avessi voluto fare
i passaggi che seguono la chiusura della finestra delle impostazioni del
gestore dei pacchetti (quindi da  "verifica" in poi), il comando sarebbe
stato questo:


sudo apt-get update; sudo apt-get install ubuntu-restricted-extras

È molto semplice: "sudo" permette l'esecuzione con i privilegi di
amministrazione (attraverso l'utente "root"), "apt-get" è un programma che
invoca il gestore dei pacchetti di Ubuntu e Debian (cioè Apt + Dpkg) e
l'argomento "update" gli ordina di scaricare nuovamente la lista dei
programmi, per verificare la presenza di nuovo software o di aggiornamenti,
mentre l'argomento "install" ordina al gest. di pacch. di scaricare il
pacchetto "ubuntu-restricted-extras" (possono essere anche due o più
pacchetti), tutti i pacchetti da cui dipende, e di installarli usando il
suo "alleato" Dpkg.
La differenza è che il primo metodo è migliore per chi è abituato a usare i
programmi grafici (come Windows), e preferisce fare le cose più lunghe
invece di ricordarsi i comandi, mentre il secondo è migliore per chi usa
Ubuntu da qualche settimana, e non vuole aspettare che le comodità del
software center. Tutto qui.
Nessuno vuole GNU/Linux senza terminale: infatti, a meno che il programma
non richieda assolutamente un'interfaccia grafica, prima si fa un comando
da usare col terminale, e poi si fa l'interfaccia carina.

Trovo il tuo asse cartesiano molto sbagliato: ogni sistema operativo è
diverso: Windows, a partire da Windows NT, ha subito un profondo
cambiamento, e si è praticamente debellato il "prompt dei comandi",
fornendo al suo posto interfacce grafiche sempre più contorte. Se io voglio
cambiare l'indirizzo IP del PC, devo andare in c**o al mondo perché quelle
impostazioni sono nascoste molto bene.
Su Ubuntu invece ci sono due possibilità: una è quella di usare interfacce
abbastanza contorte (da ex utilizzatore di Windows ti dico che quelle di
Win sono molto più complicate), e l'altra è quella della linea di comando.
Per alcune cose è molto più facile e veloce usare l'interfaccia (uso 4 clic
oer cambiare l'IP contro le decine di Windows), mentre per altre è più
veloce il terminale: te ne sarai accorto tu stesso, se hai installato i
codec; magari l'interfaccia è più intuitiva, ma stai certo che quando tu
stai aspettando che il software center si apra, il terminale avrà quasi
finito.

> Premetto che io sono l’ultimo arrivato, quindi il mio pensiero conta poco
Questa è la frase più sbagliata che hai detto. La mia parola, vale quanto
la tua, e allo stesso modo come quella di Linus Torvalds e Mark
Shuttleworth (i fondatori di Linux e di Ubuntu); ognuno ha diritto ad avere
le proprie opinioni e a esprimerle: gli unici che non hanno diritto di
parola qui sono gli spammers, e di sicuro non tu!
Tu non stai semplicemente dicendo la tua, ma stai contribuendo a Ubuntu
stesso. Anche un'opinione vale. Sicuramente meno di una cosa concreta, ma
anche un'opinione vale. Sappilo sempre.

Ti saluto, e buona scoperta di Ubuntu ;)

Davide
<http://bashkaraoke.altervista.org>
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