[ubuntu-it] Ubuntu e la Unix Way

Domenico domenico.tarricone a alice.it
Mar 9 Ott 2012 18:40:08 UTC


Buona sera  a tutti,

con la presente vorrei esporre una mia preoccupazione e  dare un mio modesto
contributo.

Ad agosto di quest’anno ho comprato il libro “Linux Ubuntu 10.10” scritto da
Flavia Weisghezzi e Luca Ferretti ed, anche se questo fotografa la
situazione “10.10”, è pur sempre un ottimo manuale, che mi ha fatto venire
la voglia di provare ed installare Ubuntu 12.04, cosa che ho puntualmente
fatto.

Dopo l’iniziale e prevedibile entusiasmo ( un pc pronto e funzionante in
poco più di un’ora, contro circa un giorno con Windows ), ho cominciato a
trovare le prime difficoltà.

Come suggerito nel libro, per due casi distinti, mi sono rivolto, via mail,
alla comunità per chiedere supporto e, cosa che mi ha stupito, nell’arco
della giornata, ho ricevuto una decina di risposte da alcuni volenterosi
che, in tal modo,  mi hanno permesso di risolvere i  miei piccoli problemi.

Questo nel pieno rispetto della definizione di Ubuntu : Umanità verso gli
altri !

Tuttavia,  e vengo al dunque, in molte delle risposte che ho ricevuto, la
soluzione indicava sempre  di digitare una serie di comandi nel terminale (
la famosa Unix Way).

Ora, leggendo il libro di cui sopra,  risulta che il filo conduttore dello
stesso è: Ubuntu per tutti.

Scendo nel concreto: ho avuto problemi col swBrasero.   Iniziavo la
procedura e mi apparivano messaggi che mi dicevano che mancavano dei codec.

Ora mi chiedo,  se Brasero è il programma predefinito di Ubuntu per la
masterizzazione, uno si aspetta che sia stabile e non dia problemi, specie
con la release 12.04 (LTS).

E’ vero che molti dei codec non sono open source, tuttavia Brasero dovrebbe
averli già installati di default, oppure dovrebbe apparire una finestra che
mi dica “…manca questo…  clicca qui per scaricarlo ed installarlo…”.

In definitiva ciò che voglio dire è che se volete (se vogliamo ) che
Ubuntu“sia facile e sia per tutti”non bisogna obbligare l’utente ad usare
complicate stringhe di comandi,  per aggiunta in inglese, al fine di
scaricare ed installare applicazioni dal nome astruso.

Nel libro di cui sopra si dice che il terminale è uno strumento molto
potente ( e di questo ne sono convinto ), ma con una curva di apprendimento
molto ripida.  

Ciò significa che l’uso del terminale richiede applicazione, volontà, tempo.

Ecco, il tempo, è proprio quello che,  di norma,  manca.
In un periodo in cui gli smartphone ed il mondo Apple stanno abituando la
gente ad avere tutto pronto e confezionato, non è conveniente chiedere
all’utente di usare il terminale per risolvere un semplice problema. 

Guardate Microsoft: anche Windows ha il famoso “prompt dei comandi”, che usa
il vecchio Dos, tuttavia è stato relegato in un angolino del sistema
operativo e viene usato solo raramente per risolvere casi particolari da
persone nostalgiche.

Premetto che io sono l’ultimo arrivato, quindi il mio pensiero conta poco,
tuttavia, da profano, penso che se, veramente, si vuole che Ubuntu riesca a
debellare il “ Bug n° 1 “  e  sia facile e sia per tutti, bisognerebbe
immaginare una scala di misura , tipo l’asse delle ascisse in un grafico: 

-        nella parte sinistra (dove c’è lo zero ) scriviamo “Ubuntu
difficile”

-        nella parte destra ( verso l’infinito ) scriviamo “Ubuntu facile“

-        bene, in questa ipotetica scala, più si userà il terminale e più si
starà a sinistra

-        meno lo si userà e più ci si sposterà verso destra, verso un
Ubuntu  facile e per tutti.

Mi scuso per questa mia lunga dissertazione, ma  io sono nuovo del vostro
ambiente, e scrivo a voi perché non saprei a chi altro scrivere.

Forse, qualcuno di voi potrà far pervenire questa mia alla comunità degli
sviluppatori, oppure addirittura a qualcuno che conti in Canonical.

 

Grazie per il vs interesse.

 

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